Nonostante la rivoluzione russa del 1917 avesse messo fine all'antisemitismo ufficiale dell'Impero russo, inclusa la zona di residenza dove potevano abitare gli ebrei,[1] l'antisemitismo in Unione Sovietica venne portato avanti, in diverse misure e modalità, dallo Stato comunista sovietico, specialmente sotto Iosif Stalin. L'antisemitismo raggiunse nuove vette dopo il 1948 durante la campagna contro il "cosmopolita senza radici", in cui furono uccisi o arrestati numerosi poeti, scrittori, pittori e scultori yiddish.[2][3] Ciò culminò nel cosiddetto complotto dei medici, in cui un gruppo di medici (quasi tutti ebrei) furono sottoposti a un processo farsa in quanto accusati di aver complottato per assassinare Stalin.[4]